Stando a quanto riepilogano i dati forniti dall’ultimo report sulle statistiche catastali dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, lo stock immobiliare italiano nel 2018 è cresciuto dello 0,6%, per circa 400 mila unità in più rispetto al 2017. Lo stock è per l’88% riconducibile alla proprietà di persone fisiche, per l’11,5% a persone non fisiche, per lo 0,2% a proprietà comuni.
Le rendite catastali
La rendita catastale complessiva che è stata attribuita allo stock immobiliare italiano nel 2018 ha toccato quota 37,5 miliardi di euro, con il 61% della stessa che risulta essere attribuibile agli immobili di proprietà delle persone fisiche (22,8 miliardi di euro), e con il restante 39% che invece è riconducibile agli immobili di proprietà delle persone non fisiche (14,5 miliardi di euro). È di poco meno di 30 milioni di euro, invece, la rendita catastale dei beni comuni censibili. Rispetto al 2017, la rendita catastale risulta essere cresciuta dello 0,5%.
Si noti come tutti i raggruppamenti catastali hanno ottenuto una crescita su base annua, con la sola eccezione della A/10, la cui rendita è diminuita dello 0,4% a circa 1,5 miliardi di euro. Il gruppo più “contribuente” è quello A (esclusa A/10), con un valore complessivo di rendita pari a 17 miliardi di euro, davanti al gruppo D, con 10,5 miliardi di euro, e al gruppo C, con 6,1 miliardi di euro.
Le unità immobiliari residenziali
Per quanto poi riguarda il numero delle unità immobiliari residenziali, il dato nel 2018 è stato in crescita dello 0,3% a quasi 35,1 milioni di unità. L’evoluzione delle varie categorie residenziali risulta essere piuttosto eterogenea, con le peggiori prestazioni che sono riconducibili alla categoria A/5 (- 2,6%) e soprattutto A/6 (- 3,2%), e con le migliori prestazioni che sono invece ricondotte alla categoria A/7 (+ 1,0%) e A/2 (+ 0,7%).
Ragionando in termini assoluti, la categoria più rappresentata è quella A/2, con 12,8 milioni di unità immobiliari residenziali, 11,9 milioni delle quali in mano alle persone fisiche. La seconda categoria più rappresentata è quella A/3, con 12,7 milioni di unità immobiliari residenziali, 11,6 milioni delle quali intestate a persone fisiche.
Alle abitazioni censite al 31 dicembre 2018 negli archivi catastali corrisponde una rendita di oltre 17 miliardi di euro, quasi 90 milioni di euro in più del 2017, riconducibili per oltre il 90% alle persone fisiche (15,7 miliardi di euro).
La quota di rendita catastale più importante arriva dalle abitazioni di categoria A/2, per 8 miliardi di euro, davanti alla categoria A/3 con 5,3 miliardi di euro. Rispetto all’anno precedente, è la categoria A/7 a fornire la maggiore accelerazione in termini di rendita, con un incremento dell’1,1%. Cala del 2,9% la contribuzione della categoria A/5, e del 3,5% quella della categoria A/6.
Rileviamo infine che l’abitazione media censita in catasto ha 5,5 vani, con una superficie catastale media, ottenuta come rapporto tra la superficie catastale complessiva e il numero di unità, pari a circa 117 metri quadri, con 126 metri quadri per la categoria A/2 e 110 metri quadri per la categoria A/3.
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